4 ragioni per non investire solo nello S&P500.

Scritto il 27/01/2023
da Francesco Arnone

Quello statunitense è il mercato dei capitali più grande, dinamico ed effervescente che esista. 

Su questo neanche si discute. 

Le aziende americane sono un incredibile motore di creazione di ricchezza e crescita alimentato dall’innovazione tecnologica, da una filosofia negli affari estremamente pragmatica e da una forte governance. 

Lo Stato di diritto, istituzioni solide e la forza del dollaro americano rendono gli Stati Uniti un posto unico dove investire i propri capitali. 

Tutti elementi che ci indurrebbero a pensare che gli Stati Uniti continueranno ad essere la nazione dominante sui mercati borsistici e ad offrire agli investitori disposti a credere nel sogno compiuto americano ottimi rendimenti. 

E potrebbe essere così in effetti, ma è un rischio che personalmente non intendo correre. 

Ci sono rischi e costi-opportunità nascosti nel concentrare i propri investimenti, anche quando li si concentra in una nazione dominante come gli Stati Uniti. 

Ecco quindi 4 ragioni per cui investire unicamente nello S&P500 potrebbe non essere un’ottima idea per un investitore privato europeo. 

  • Non è importante solo la performance in sé, ma anche la sua distribuzione temporale 

Negli ultimi 50 anni il mercato statunitense (S&P500 total return index) ha sovraperformato il resto del mondo (MSCI EAME + MSCI EM indexes) di uno straordinario 1% annuale.

Lo S&P500 ha offerto un rendimento annualizzato pari al 9,8%, mentre tutti i restanti paesi in aggregato l’8.7%. 

Ancora più impressionante è il fatto che questo rendimento è stato ottenuto con una volatilità complessivamente inferiore rispetto a quella degli altri mercati. 

Vedendo questi dati ci sarebbe da chiedersi “perché non investire tutta la componente azionaria di portafoglio sullo S&P500?”. 

Domanda legittima. 

Quello che non ci dicono le medie, tuttavia, è che TUTTA questa sovra performance è frutto della performance dell’indice degli ultimi 8 anni. 

Fino al 2014 S&P500 e azionario escluso USA hanno offerto esattamente lo stesso rendimento. 

Se è vero, come dice Taleb che “la storia non striscia, ma salta”, allora non è questione di SE, ma è solo questione di QUANDO l’azionario americano si riallineerà alla sua media storica. 

E il ritorno verso la media potrebbe passare attraverso periodi piuttosto lunghi in futuro in cui il rendimento del mercato americano faticherà a stare al passo con quello degli altri mercati azionari mondiali. 

Non lo so, nessuno lo sa e nessuno sa quando, ma potrebbe succedere. 

Nel dubbio, investiamo in tutto il mondo. 

  • Ciò che conta è finanziare i propri obiettivi di investimento

Evitando la concentrazione di portafoglio, puoi dormire molto più sereno. 

E questo vale anche per il mercato americano. 

Negli ultimi 50 anni, un portafoglio esposto all’azionario globale (che quindi ricomprende anche il mercato americano nelle giuste ponderazioni secondo le relative capitalizzazioni dei mercati borsistici) ha presentato una volatilità inferiore rispetto a un portafoglio azionario american only. 

Ovviamente ci sono state nazioni singole che a fronte di un rendimento inferiore hanno subìto volatilità ben superiori, come ad esempio il mercato azionario inglese, italiano e di Hong Kong. 

Tuttavia, diversificando i propri investimenti a livello globale, complessivamente un investitore avrebbe dovuto sopportare una minor volatilità che mediamente si traduce in una maggior probabilità di ridurre l’incertezza legata al finanziare o meno i propri obiettivi di investimento.

Con la globalizzazione, non importa dove viene scambiata un’azione, ma dove fa soldi. 

La maggior parte delle aziende quotate fanno soldi vendendo prodotti e servizi all’estero (in termini di % di vendite al di fuori del paese di origine). 

Ne consegue che l’andamento degli indici di borsa nazionali è altamente correlato a quelli esteri. 

Quindi perché non tagliare la testa al toro e investire solo nello S&P500 dato che i singoli mercati sono tra loro correlati? 

Perché la diversificazione è qualcosa di più della semplice correlazione tra mercati. 

Riguarda anche la grandezza, la magnitudine dei movimenti di prezzo: anche se due asset sono altamente correlati, le loro performance e rendimenti possono essere molto diversi. 

In altre parole, non è importante solo la direzione di movimento (correlazione), ma anche la grandezza e l’impatto in termini assoluti del movimento (magnitudine). 

E la magnitudine dei movimenti di prezzo può tradursi in extra-rendimento. 

Solo diversificando a livello globale possiamo sperare di intercettare questo extra – rendimento, anche tra mercati ed economie interconnesse e altamente correlate a causa della globalizzazione.

  • La scelta non deve essere mutualmente esclusiva 

La maggior parte delle persone e degli investitori è abituata a ragionare in codice binario: Sì o No, giusto o sbagliato, S&P500 vs Globale. 

In finanza non si ragiona così. 

C’è un’alternativa ed è tutta questione di riallocare mentalmente le proprie idee nei cassetti giusti. 

Scegliere se investire in un fondo globale o in un fondo che replica lo S&P500 non è una scelta mutualmente esclusiva. 

Si tratta di mettere le cose al loro posto. 

Un fondo globale può costituire uno dei noccioli duri della tua pianificazione finanziaria ed eventualmente destinare una quota del tuo patrimonio a puntate più speculative sui singoli mercati geografici come lo S&P500. 

Speculativa nel senso che staresti sovrappesando il mercato americano (che in un fondo globale è già ben rappresentato) a danno degli altri mercati perché ritieni che la trazione attuale nel mercato americano possa continuare. 

Ci sta, basta trattarla per quello che è. 

Una scommessa attiva sul mercato americano.

Alla prossima,

Francesco