notizie 14/01/2022

Scritto il 13/01/2023
da Francesco Arnone

  In Perù ci sono nuovi scontri tra polizia e manifestanti, che vogliono nuove elezioni.

In Perù la situazione sembra sfuggita di mano: dopo le proteste divampate nel Paese lo scorso
dicembre, il 9 gennaio ci sono stati 17 morti e 68 feriti durante gli scontri tra i manifestanti e la
polizia. Gli scontri sono avvenuti nella città di Juliaca, nella regione del Puno, nel sud del Perù. Per
il momento, si tratta del giorno più violento da quando sono scoppiate le proteste, che chiedono
le elezioni anticipate e il rilascio dell’ex presidente di sinistra, Pedro Castillo – rimosso e arrestato
dopo aver tentato un colpo di Stato.
Dall’inizio delle rivolte a oggi sono morte in totale 39 persone, ma le proteste non sembrano
cessare. L’ex presidente del Perù, Pedro Castillo, è attualmente in custodia cautelare e dovrà
rimanerci per 18 mesi. Lo scorso 7 dicembre, Castillo aveva tentato di sciogliere il Congresso prima
che questo si esprimesse su una mozione di impeachment verso di lui. Negli scorsi mesi era stato,
infatti, accusato di corruzione e reati contro l’ordine costituzionale. Il suo posto è stato preso dalla
sua vice, Dina Boluarte, prima donna a capo del Perù, ma di cui i manifestanti chiedono le
dimissioni.

L’Ombudsman’s Office, cioè l’ufficio per i diritti umani del Perù, ha chiesto alla polizia peruviana di
rispettare le regole di diritto internazionale, limitando l’uso della forza sui manifestanti ed
evitando percosse e il lancio di lacrimogeni. I manifestanti, però, continuano a usare metodi
piuttosto violenti per ottenere nuove elezioni: negli ultimi giorni, hanno cercato di occupare
l’aeroporto di Lima e alcune stazioni di polizia, ferendo gravemente 28 poliziotti.

   I benzinai saranno obbligati a esporre il prezzo medio giornaliero nazionale del carburante.

Dopo il caos politico scoppiato per l’aumento drastico del costo del carburante in seguito alla
reintroduzione delle accise dal 1° gennaio 2023,  il governo Meloni ha approvato un nuovo decreto
per tamponare la situazione.  Il decreto prevede l’obbligo per i benzinai di esporre il prezzo medio
giornaliero nazionale, calcolato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, accanto al prezzo
di vendita applicato. In caso di violazione, ci saranno delle sanzioni fino alla possibile sospensione
dell’attività per tre mesi.
Il decreto risponde all’esigenza di aumentare i controlli ed evitare possibili speculazioni da parte
dei distributori. Negli ultimi giorni infatti diversi esponenti del governo Meloni, che ha preferito
reintrodurre le accise sul carburante temporaneamente eliminate dall’ex presidente Mario Draghi
per veicolare le risorse economiche su altre misure, hanno attribuito la responsabilità
dell’aumento dei prezzi del carburante alle frodi dei benzinai.
Dopo qualche giorno di tentennamento Meloni ha dichiarato di aver fatto una scelta politica,
preferendo dare la priorità ad altri interventi altrettanto urgenti per il suo governo come la Flat
Tax o l’aumento delle pensioni. La premier ha sottolineato che non ci saranno tagli sulle accise
perché i prezzi non sono “fuori controllo”.

  Da sette anni la temperatura degli oceani continua ad aumentare.

Ormai si sa, gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più visibili: il 2022 non è stato
l’anno più caldo degli ultimi 200 anni solo per l’Europa, ma anche il peggiore per gli oceani della
Terra. Nel 2022, infatti, il riscaldamento degli oceani ha infranto un nuovo record, con
temperature in continuo aumento da 7 anni. Il Mar Mediterraneo, in particolare, si conferma il
bacino che si scalda più velocemente. Questo è quanto è riportato nello studio Another Year of
Record Heat for the Oceans dell’Accademia Cinese delle Scienze in collaborazione con alcuni
istituti di ricerca italiani.

Ma la preoccupazione per questo nuovo primato non riguarda solo gli ecosistemi marini: il
riscaldamento oceanico ha enormi ripercussioni anche sulla sopravvivenza della vita umana, dato
che gli oceani assorbono gran parte delle emissioni provocate dalle nostre attività. Per questo la
tutela dell’ecosistema marino è uno degli obiettivi principali di quasi tutti gli accordi sul clima
raggiunti finora dalla comunità internazionale.
Gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni dimostrando che la temperatura degli oceani è
aumentata in modo drastico dal 1950 ad oggi. In particolare, nell’ultimo anno la temperatura
oceanica nei primi 2 mila metri di profondità è aumentata di 10 Zetta joule (il joule è l’unità di
misura del calore) rispetto all’anno precedente. Per darti un’idea, 10 Zetta joule possono
mantenere in ebollizione – quindi sopra i 100 °C – 700 milioni di bollitori da 1,5 litri per un anno
intero.

  La Camera ha approvato un nuovo insieme di misure contro la crisi energetica e l’inflazione.

Giovedì la Camera dei deputati ha approvato il decreto “Aiuti quater”, che mira a contrastare la
crisi energetica e l’aumento dell’inflazione. All’interno del testo ci sono alcune novità sui benefit
aziendali, i bonus per imprese contro il caro bollette e sui superbonus. Il disegno di legge, di
conversione del decreto, è passato con 164 voti a favore, 127 contrari e tre astenuti.
Non tutti, però, sono soddisfatti di quest’ultimo provvedimento: diversi esponenti
dell’opposizione, in particolare alcuni deputati del Movimento 5 Stelle (M5S), hanno protestato in
Aula alla Camera, sventolando dei cartelli che recitavano “Vergogna!” contro la maggioranza –
rappresentata da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. I deputati di M5S lamentano l’assenza di
misure contro la reintroduzione delle accise sul carburante che, in teoria, erano promesse dal
piano elettorale di Fratelli d’Italia, il partito della premier Giorgia Meloni.
Tra le novità principali c’è l’aumento del bonus aziendale, cioè quel bonus che estende il tetto di
esenzione fiscale dei benefit per i lavoratori dipendenti privati, che passerà da 600 a 3 mila euro.
Inoltre, è stato introdotto un credito d'imposta per il caro bollette, per agevolare sia le imprese sia
le famiglie nel pagamento di luce e gas. Viene poi previsto l’aumento della soglia consentita per il
contante fino a 5 mila euro, che era già inserita nella legge di Bilancio 2023, e una rimodulazione
del superbonus edilizio, che passa da 110% al 90%.

Il governo ha fatto un parziale dietrofront sul prezzo del carburante.

Ed ecco un’ultima novità sull’aumento dei prezzi del carburante. Dopo che negli scorsi giorni i benzinai hanno annunciato uno sciopero dal 25 al 26 gennaio per protestare contro l’accusa di speculare a danno dei consumatori, il governo ha incontrato i rappresentati di categoria dei benzinai e ha deciso di fare un passo indietro, modificando alcune misure dell’ultimo decreto legge sul carburante. Dopo l’incontro a Palazzo Chigi, lo sciopero è stato temporaneamente “congelato”.

Oltre a prevedere l’obbligo per i benzinai di esporre il prezzo medio nazionale affianco a quello praticato al distributore, secondo le nuove misure i maggiori introiti raccolti dallo Stato attraverso l’IVA – cioè l’imposta sui consumi da pagare allo Stato –  verranno reinvestiti per abbassare le accise sul carburante. Ancora non si conoscono tutti i dettagli, ma si tratta di un parziale dietrofront per il governo, che ha deciso di reintrodurre le accise sul carburante dato che il prezzo della materia prima è in calo da giugno.

Il testo del decreto è stato rivisto dal governo guidato da Giorgia Meloni proprio per le polemiche suscitate dal decreto, che attribuiva la responsabilità dell’aumento del prezzo del carburante unicamente alla speculazione di benzinai. Proprio giovedì, in una nota, le associazioni di categoria che rappresentano i distributori avevano accusato l’esecutivo di “coprire le proprie responsabilità politiche”.