Vuoi prepararti o reagire?

Scritto il 31/10/2022
da Francesco Arnone

Molti risparmia(investi)tori, tra cui anche molti miei assistiti, pur consapevoli di dover dare il giusto peso agli eventi di breve e medio termine, non restano indifferenti di fronte alle più recenti notizie sul tema inflazione.

Sentendo queste informazioni l’istinto naturale è quello di difesa.

E qual è uno dei primi meccanismi di difesa? La reazione.

Come esseri umani, tendiamo infatti a non accontentarci dell’idea “ho già allestito la mia situazione, continuo col mio piano e mi mantengo sereno”.

L’evento imprevisto, o comunque dirompente, tende a togliere sicurezza e fa entrare in quell’ordine di idee che porta a pensare “devo fare qualcosa per sistemare”.

L’inflazione non fa eccezione in questo, essendo da sempre uno dei più grandi nemici di un investitore; ma siamo sicuri che un’attività extra rispetto al lavoro già fatto di pianificazione porterà dei benefici? Vediamolo insieme.

Su questo tema, uno degli oggetti principali di interesse è stato sicuramente quello delle obbligazioni legate all’inflazione, per l’appunto dette inflation linked.

È un particolare tipo di obbligazioni il cui tasso non è fisso, ma variabile e legato all’inflazione, offrendo quindi un rendimento più elevato nei momenti in cui essa sale.

Si tratta di un utile strumento nella pianificazione complessiva di portafoglio e deve essere presente in tutti i portafogli, sempre; non è un caso, tra l’altro, che sia stato fra gli strumenti ad offrire maggiore rendimento nell’ultimo trimestre.

La tentazione di molti, visto il particolare stato attuale, è stata quella di incrementare queste posizioni; di per sé, sembra una mossa logica: viviamo una fase di alta inflazione, perché non aumentare le quote di uno strumento che si comporta bene in questi casi?

Ci sono alcune considerazioni da effettuare per capire che non è una scelta ottimale, che ci aiuteranno poi anche per delle valutazioni di carattere più generale:

Innanzitutto, per far sì che questi strumenti continuino a performare meglio degli altri in maniera così netta, è necessario che l’inflazione continui a mantenersi così elevata; eventuali discese dell’inflazione – o altri eventi cheimpattano negativamente sul comparto obbligazionario, come un rialzo dei tassi – potrebbero invece portarne a ridimensionare i risultati.

Inoltre, nel lungo periodo, per far sì che queste obbligazioni siano più performanti di quelle omologhe a tasso fisso, serve che l’inflazione resti sopra un preciso valore atteso, in gergo detto “breakeven”.

Quindi, di fatto, i risultati di queste obbligazioni sono legati alle aspettative future sull’inflazione, oltre che agli scenari presenti.

Semplificando un po’, ti spiego il significato di questo valore:

Le obbligazioni inflation linked garantiscono una rivalutazione rispetto all’inflazione, quindi “tasso di inflazione” + un certo valore; supponiamo per esempio che questo valore sia l’1% nel nostro caso.

Supponiamo invece che un’obbligazione analoga a tasso fisso abbia un tasso del 3% (che rimane tale qualunque sia l’inflazione).

In questo caso il valore di break-even dell’inflazione sarebbe del 2%: solo se fosse superiore, infatti, l’obbligazione legata all’inflazione sarebbe stata conveniente, altrimenti il tasso fisso del 3% avrebbe reso di più.

Questo valore, quindi, rappresenta l’inflazione media attesa nel tempo dal mercato; esporsi in maniera troppo massiccia alle obbligazioni legate all’inflazione significherebbe essere molto convinti che l’inflazione continuerà a superare le attese del mercato negli anni.

Diversificare adeguatamente, invece, significa rimanere “agnostici” rispetto a queste previsioni.

Quindi si torna alla solita annosa questione, a costo di risultare ripetitivo: ogni movimento sulla base degli eventi di breve nella pianificazione di lungo termine è un tentativo, seppur a volte più laborioso e nascosto, di fare market timing o di prevedere e battere il mercato.

Ma quali sono quindi in questo caso gli aspetti che ci ricordano che difficilmente sarà una scelta vincente? Te li riepilogo, perché si tratta di concetti validi in generale.

Intanto l’imprevedibilità: scegliere di dare un peso maggiore alle obbligazioni indicizzate all’inflazione significa fare una previsione su uno scenario futuro e sugli andamenti di un sistema caotico, come abbiamo visto.

Ma siamo effettivamente in grado di prevedere esattamente quale sarà il suo valore medio

nell’arco dei prossimi, per dire, 10 anni?

Poi l’asimmetria informativa: i mercati “scontano” in anticipo rispetto a noi i movimenti e le previsioni; ricordati sempre che sul mercato si muovono i colossi degli hedge fund e degli investitori istituzionali, con la cui mole non possiamo certo competere, da risparmiatori individuali.

Questo significa che, a livello di tempismo, ogni mossa di reazione sarebbe sicuramente tardiva rispetto a quello che il mercato ha già scontato. Con un capitale piccolo (per metterlo in prospettiva: rispetto ai giganti finanziari anche alcuni milioni di euro resterebbero un piccolo capitale) e gli strumenti tradizionali a propria disposizione, un investitore comune non è nella posizione di giocare d’anticipo.

Se ci fermassimo ora potrebbe sembrare una disamina un po’ sconfortante; per fortuna invece non è così, perché c’è una soluzione ben precisa a tutto ciò: la preparazione, anziché la reazione.

Tutto ciò che è servito finora infatti è stato “solo” premurarsi di avere in portafoglio quegli asset che in genere performano meglio nei periodi di alta inflazione – obbligazioni inflation linked, materie prime, azioni (generalmente in un orizzonte di medio-lungo termine) – prima che essa diventasse una minaccia così concreta.

E qual è la lezione finale e l’aspetto più interessante di questa situazione?

Il fatto che oggi questo discorso valga per l’inflazione, ma domani si potrà ripetere per gli altri scenari economici che si presenteranno.

Gli stessi principi, infatti, si applicano a qualsiasi tipo di contesto, se la pianificazione e la

costruzione dei portafogli sono fatte a dovere.

L’aspetto interessante e preziosissimo di una pianificazione adeguata è quindi quello di godersi a posteriori nel tempo i frutti di questo lavoro.

Per questi motivi è fondamentale dedicare ad essa il giusto tempo e risorse; così, una volta

impostata adeguatamente basterà seguire la rotta per continuare a godersi la propria serenità finanziaria.

Alla prossima,

Francesco