Le recenti discese sui mercati finanziari hanno sicuramente riattivato l’attenzione di molti.
Da un lato, per chi ha pianificato a dovere questo non dovrebbe aver scombussolato più di tanto visto che i segni meno del mercato, per chi ha ben lavorato a monte, non sono altro che un’occasione di acquisto a prezzi di saldo.
Qualcuno potrebbe allora chiedersi: perché consideriamo certi ribassi diversi da altri?
Premesso che i ribassi in sé non decretano il “fallimento” di qualcosa, e le nostre opinioni su determinati temi caldi – Bitcoin, criptovalute, metaverso e così via – sono rimaste le stesse sia nei momenti di maggiore euforia sia in quelli di sconforto, resta innegabile che non tutte le discese abbiano avuto lo stesso peso nelle nostre considerazioni.
Infatti, in un momento in cui varie asset class anche molto diverse fra loro hanno attraversato una fase complessa, potrebbe essere legittimo chiedersi perché crediamo che il ribasso dei mercati azionari possa essere affrontato con così tanta serenità da chi ha pianificato a dovere, mentre altre situazioni vadano maneggiate con maggiore cautela.
Il principio di fondo è questo: investire significa effettivamente assumere una posizione di fiducia riguardo qualcosa.
Magari in certi momenti questa idea rimane implicita, ma è comunque presente, conscia o meno che sia.
Per esempio, investire in azioni significa scommettere sulla fiducia che le aziende sottostanti possano crescere di valore nel tempo; investire in un’obbligazione significa avere fiducia nel fatto che l’entità – Stato o azienda – che la emette sarà in grado di saldare il suo debito, e così via.
È un principio semplice, ma quando non si riflette abbastanza a riguardo e la sua applicazione viene meno, o non viene applicato con consapevolezza, si rischia di fare danni: il pericolo è quello di andare direttamente a caccia del rendimento e del risultato senza porsi troppe domande.
Perché infatti certe ondate speculative hanno perso facilmente credibilità rispetto ad altre, al momento di un ribasso delle loro quotazioni?
Prendiamo ad esempio il recente declino attorno agli NFT.
È chiaro che una discesa accompagnata a un calo simile delle transazioni ha chiarito che l’interesse di molti fosse soltanto quello di trovare un “greater fool” che acquistasse a prezzi ancora più elevati, piuttosto che credere realmente nelle prospettive di uno sviluppo di questa realtà.
Non tutto è perduto e i progetti validi staranno ancora in piedi, ma sicuramente il grado di fiducia di molti che si erano avvicinati a questo mondo è stato intaccato in modo marcato dai ribassi avvenuti.
Per un ribasso nel mercato azionario, invece, può valere un discorso simile?
Ossia mi chiedo: le discese momentanee (“momentaneo” che rispetto ad un orizzonte di 15/20/30 anni può voler dire anche di mesi e mesi) legate a fattori estemporanei hanno davvero minato la mia fiducia nei confronti della capacità di creazione di valore nel lungo termine delle aziende?
E, se la risposta è no, i ribassi dei mercati azionari non saranno altro che occasioni per proseguire con la stessa regolarità e le stesse aspettative di prima.
Più in generale, riflettere sul livello di fiducia che stiamo riponendo e chiederci se sia ben ponderato, è anche un modo per capire il peso che può avere ogni asset nel nostro portafoglio.
Gli scossoni recenti hanno riportato i rendimenti dei BTP in un terreno interessante?
Prima di farci allettare troppo soltanto dai potenziali guadagni, chiediamoci a cosa stiamo dando fiducia, e se non lo stiamo già facendo in altri modi.
L’aumento dei rendimenti di un Titolo di Stato non rispecchia altro che il maggior grado di rischio attribuito a un Paese in cui sono già esposto riguardo pensione, sanità e altri temi cruciali della mia vita.
Vivere in Italia è quindi già di per sé un atto di fiducia nei confronti del suo andamento; quanto potrò espormi ancora rispetto a quanto già faccio, anziché diversificare i miei investimenti su scala globale?
Questa domanda guiderà da sola alla scelta di esporsi ulteriormente soltanto in parte minima – se non nulla – a questi strumenti.
Oppure allo stesso modo, quanta fiducia posso realmente riporre negli asset completamente speculativi, dalle grandi prospettive ma anche dal futuro incerto?
Posso veramente permettermi il lusso di riporre delle aspettative tali da non considerare il caso che queste realtà non prendano piede su scala globale?
Più ragionevolmente, dovrò individuare e dedicare una percentuale di patrimonio che consenta di proseguire sereno anche se il mondo ad essi collegati non rispettasse le mie aspettative.
Un ultimo esempio ancora, sempre sulla scia di forti ribassi dell’ultimo periodo: i fondi che cercano le migliori aziende dal potenziale “disruptive” nei settori del futuro (ne trovi un esempio nell’immagine che segue).
In questo caso mi chiederò: quanta fiducia ho nel fatto che il gestore sia in grado di individuare i vincitori del futuro, consapevole che il mercato saprà punire severamente gli abbagli?
Chi aveva sovrastimato questa fiducia ne è uscito probabilmente con le ossa rotte, a differenza di chi ha avuto più equilibrio.
“Ma per me non è abbastanza, io credo davvero nelle potenzialità di web3/AI/robotica/qualsiasi altro settore”; benissimo!
Per chi veramente crede nelle potenzialità di una data realtà, è sicuramente possibile esporsi di più: studiare e lavorare in un quell’ambito, sviluppare qualcosa di nuovo; o fare impresa, ossia il vero modo di sbloccare un potenziale illimitato di crescita e arricchimento (ovviamente, con annesse enormi probabilità di fallimento, ma questo è il senso e il motore dell’innovazione dello sviluppo umano).
Ogni scelta a livello finanziario è condizionata da un’attribuzione di fiducia, della quale possiamo essere più o meno consapevoli: il lavoro, l’impresa, le scelte di vita, dai luoghi dove vivere alle situazioni sociali e familiari, le valutazioni sul risparmio, e così via.
Su queste ovviamente abbiamo la piena libertà e controllo a seconda dei nostri ideali e principi, così come è giusto lasciarsi piena libertà su una quota di “fun money” con la quale poter mettere alla prova le nostre convinzioni.
Ma l’investimento di lungo termine invece ci richiede di essere più agnostici e più umili nei confronti del futuro; la maggior parte del proprio capitale non è lo strumento con cui andare ad aumentare questo fattore di rischio, ma serve a massimizzare la probabilità di accumulare capitale sufficiente nel tempo per i nostri obiettivi di vita.
E la storia ci ha insegnato che investire nei mercati azionari ben diversificati in un orizzonte temporale sufficientemente lungo è stato l’approccio con le maggiori possibilità di successo nella storia per questo scopo.
Ciò non ci darà la certezza del risultato – i rendimenti sono per loro natura incerti – ma può essere sicuramente una fonte di razionale ed equilibrato ottimismo.
Con questi presupposti, un periodo di ribasso nei mercati azionari dopo un lavoro di pianificazione accurato non potrà intaccare in alcun modo la nostra fiducia, e ci lascerà sereni per l’investimento di lungo termine.
Alla prossima,
Francesco